Il ministro della cooperazione Riccardi va in visita al campo rom di Torino, quello bruciato da un gruppo di delinquenti decerebrati dopo il finto stupro della sedicenne.
La Lega precisa che il ministro è persona non gradita nelle proprie sedi.
Il buon Cota precisa che la visita non è opportuna e, nel dubbio, non va a salutare il ministro, in visita ufficiale.
Non voglio arrendermi a questi analfabeti della democrazia, incivili custodi della loro barbara stupidità, orgogliosi della becera trovata di una Padania da circonvenzione di incapace, sicuri che un rutto e una bastonata siano il nuovo vocabolario della comunità futura. Campioni della più cialtronesca chiacchiera da bar e certi che governare sia imporre la logica del disprezzo, del comando, dell’irrisione.
Mi ribello alla possibilità che possano averla vinta, in un posto incattivito come l’Italia, che spesso rifiuta la ragione, stupra la logica, consacra il cortocircuito e si vanta della propria ignoranza.
L’alternativa è un fallimento forse peggiore della bancarotta finanziaria e da cui sarebbe impossibile riprendersi.