Dopo, lei racconta della festa, lui che vorrebbe fare un viaggio. Ha bisogno di montagna, spazi aperti, silenzio, freddo sulla pelle. Chiudere lontano il mondo e buttare via la chiave. Lei lo ascolta, non gli chiede di accompagnarlo, i suoi capelli hanno un vago odore di fumo, Paolo si addormenta con quel sapore in bocca.
Si sveglia poco prima dell’alba.
È la loro ultima notte insieme, ma ancora non lo sa.

Paolo è un giornalista, una delle firme di punta di un grande quotidiano nazionale. Vive a Milano.
Ha un matrimonio alle spalle, un figlio che studia a Londra, una ex moglie che è andata a vivere negli Stati Uniti e si occupa di finanza, spende i soldi degli altri fino a far cadere governi, direbbe lui. È un uomo che piace molto alle donne e a cui piacciono molto le donne.
Quando lo incontriamo sta andando a cena dalla sorella e telefona in modo compulsivo con un uomo apparso dal nulla, il contatto di uno strano gruppo che sta facendo saltare i server delle istituzioni di tutto il mondo. Non si sono mai visti, stanno ancora cercando di capire se si fidano uno dell’altro.
Cambierà tutto, anche il loro rapporto. E cambierà l’obiettivo di Paolo.
Capire cosa accade, diventare Alfa per rendersi conto dei motivi. Non giustificarli, raccontarli, spiegarli.
Quando qualcuno, accanto a lui, dice che sono pazzi, Paolo resta in silenzio.
Ascolta. Guarda. Pensa.
Non siamo impazziti, ci siamo limitati a semplificare tutto. E quando non c’è stato più nulla da semplificare, abbiamo cominciato a distanziare causa ed effetto.
È come quel gioco che si faceva da bambini, unire i puntini per trovare il disegno. Solo che lo abbiamo fatto a rovescio e non c’è più nessun disegno.