Nei giorni in cui muore Steve Jobs, diventano di colpo attuali argomenti che abbiamo finto di dimenticare. Il fenomeno Apple, di cui abbiamo assaggiato la parte più effimera all’inaugurazione del negozio bolognese, richiama alla mente parole come innovazione, tecnologia, semplicità. L’idea che un sistema informatico debba rendere più facile la vita del cittadino. È di questi giorni anche la notizia che le vendite dei cellulari e dei tablet stanno per superare quelle dei computer da scrivania. Significa moltiplicare le vie di accesso alla Rete, all’informazione, alla condivisione. Semplicità, appunto. Lo stesso concetto su cui si fonda la possibilità di compilare online i dati del censimento appena partito. Basta un computer, un cellulare, un tablet e un collegamento decente. Il problema è che l’Italia una Rete non ce l’ha. O meglio, la qualità degrada a livelli indecorosi fuori da un centro abitato di media dimensione. La mappa della copertura cellulare ad alta velocità spalanca abissi di vuoto pneumatico. Se passiamo all’ADSL, non troviamo consolazione. Una famiglia italiana su due non ha un collegamento e solo una su tre ne ha uno a banda larga. Un paio di milioni di italiani sono addirittura senza copertura e, in molti casi, la copertura è ridicola. Il tavolo ministeriale sullo sviluppo della rete a banda larga è quasi saltato e ogni volta si dice che occorre costruire a partire dalle grandi città, dai distretti dove c’è maggiore domanda. Folle, se si tratta di rendere moderno questo Paese. Logico, se si tratta di riempire tasche e conti correnti. E chi resta indietro, anche se non è colpa sua, si arrangi come sempre.
