Tutto è cominciato a Casalecchio. Era l’inaugurazione del primo ipermercato di Bologna, oggi che spuntano torri di vetro non sembra possibile. In realtà, chi c’era, dice che tutto era partito da almeno un anno, ma la discesa in campo, prima del video con la libreria, è stata proprio lì. Gli anni di Silvio Berlusconi sono il risultato di un’operazione culturale vincente, che non se ne andrà con la fine politica dell’uomo. Un mondo invecchiato per molti versi, ancora di più oggi che la storia e la tecnologia galoppano oltre l’immaginario. Di certo si può già dire che sono gli anni della politica sconfitta, degradata nelle sue Istituzioni, nei compiti, nell’immagine che ha dato alla gente. Lo specchio di un mondo centrato sull’individuo e che in un Paese egoista come il nostro, ha creato danni difficili da riparare. Se di una cosa si sente la mancanza, è proprio di politica vera, in qualche modo antica, di modelli e idee, non di icone. Forse non serve un linguaggio nuovo, basta che oltre la copertina si tentino di scrivere le pagine. Di certo la storia gioca brutti scherzi. E l’uomo che volle sconfiggere la vecchiaia, il signore del consenso, il campione del governo del Nord e della Lega, l’unico a urlare al fantasma del comunismo, che si dimette nelle mani di un signore di ottantasei anni di Napoli, vecchia colonna dell’antico PCI e che nei sondaggi lo sovrasta di quattro volte, è un incrocio del destino che dovrebbe far riflettere, oltre che sorridere.
Uscito martedì 15 novembre sul Corriere della Sera di Bologna