Stamattina, in una radio nazionale, ho sentito un ascoltatore dire alcune cose carine.
L’uomo parlava con il piglio del professionista. Un vocabolario corretto, sopra la media. Il tono che cercava di riempire le parole della certezza granitica che di sicuro ero certo di possedere.
L’oggetto dell’intervento era la necessità del nostro presidente di mettersi seduto davanti a un magistrato. Le considerazioni erano:
1. non ci deve andare perché i magistrati (mia precisazione: tutti, senza distinguo) rovinano la gente, non pagano per i loro errori, inventano reati quando gli fa comodo.
2. tutti sanno, continuava, che Woodcock ha rovinato diversi imprenditori.
3. tutti sanno che le inchieste si fanno solo quando si vuole. Per esempio, continuava, con Penati. L’inchiesta è scattata quando le carte sono passate da Milano a Monza. Già Di Pietro, quando stava a Milano, aveva le carte e non ha fatto nulla.
Al di là delle considerazioni politiche, ho sentito un gran fastidio. Fastidio per un qualunquismo che vive di chiacchiera da bar, di sentito dire, di “ho un amico che aveva un amico che gli ha detto”. Fastidio perché se fai delle accuse pubbliche su una persona – vere o false che siano – le circostanzi. Fastidio perché non si può buttare nel cesso anche la cronologia, la successione degli eventi.
Stando alle dichiarazioni peggiori per Penati, quelle di Di Caterina, i pagamenti a Penati sono iniziati nel 1995. Nello stesso anno, in primavera, Di Pietro lascia la magistratura. Certo dovevano essere molto sul pezzo, a Milano, per sapere tutto in tempo reale.
Al punto in cui siamo, il problema non è più politico, non è il tempo che servirà per ripianare i danni fatti dal signor Silvio B nell’esercizio delle sue funzioni.
E’ quello che siamo diventati, quello che siamo capaci di affermare senza paura di essere smentiti, è lo stupro quotidiano del buon senso, fatto senza vergogna, con il sorriso sulle labbra e, spesso, con l’aria truce e decisa di chi ti è orgoglioso di sbatterti in faccia la sua incompetenza, la sua incapacità e la furbizia con cui la rappresenta.
Di questo, dovremo occuparci, un secondo dopo la fine del signor B. Di questo, avremmo dovuto occuparci da tempo, tutti.
Invece di lasciar passare il concetto che l’ultimo vagone del treno può diventare locomotiva, per il semplice motivo che ha voglia di farlo, che pensa di averne diritto, che è abbastanza scaltro da ingannare tutti. Compreso se stesso.