Sinner perde in finale da Djokovic ed è la ventesima volta che i due finalisti si danno la rivincita dopo il girone. Più di una volta su due chi ha perso la prima ha poi vinto il torneo.
Al netto di quello che posso pensare di un meccanismo come questo (sogno un master con tabellone a 8 e 3 set su 5) si incontravano un uomo di 36 anni che ha vinto quasi tutto e un ragazzo di 22 alla sua prima finale davvero importante e che ha iniziato la stagione da 13 del mondo. E in quel contesto sono cose che contano. Non la fatica, l’esperienza di aver già vissuto mille volte un momento come quello.
Oltre alla mostruosa capacità di Nole di gestire se stesso, il suo tennis, il rapporto con l’avversario, soprattutto con uno che aspira al suo trono e che lo ha battuto qualche giorno fa.

Lo dico subito, il punteggio è bugiardo. 63 63 fa pensare a una partita diversa. Sinner perde il primo con un break preso da 40-15, paga una battuta d’arresto di qualche minuto all’inizio del secondo e non sfrutta l’occasione che un Nole sceso sulla terra gli concede nel secondo set. E una belva come il serbo o la si prende quando inciampa o si finisce sbranati.
La vera differenza l’ha fatta il servizio di Djokovic, ingiocabile.
40 punti vinti al servizio da Sinner e 38 da Djokovic, ma 34 punti vinti in risposta da Nole e 8 da Sinner.

Se qualcuno dice che bisognava perdere da Rune per eliminare il serbo, semplicemente non sa cosa sia il tennis. Uno sport a eliminazione diretta lo affronti sapendo che l’unica possibilità che hai è fare tu l’ultimo punto.
Il resto, consentitemi un po’ di spocchia, lasciamolo al calcio.
La vittoria è la somma del tuo gioco contro quello dell’altro, quello che sai fare e che va a incastrarsi con quello che non sa fare lui.
Borg era un fenomeno assoluto, ma con Panatta perdeva molto spesso. Sinner batte spesso Alcaraz, ma lo spagnolo domina Medvedev come il nostro non sarà mai in grado di fare.
La differenza fra Djokovic e tutti gli altri, anche i due giganti che si sono spartiti la torta con lui per anni, è la capacità straordinaria di capire e cambiare.
Adattarsi per dominare. L’essenza del predatore, in fondo.

È inutile chiedersi se ha vinto il più forte, Nole è n.1 del mondo.
Mi pare più utile ragionare su Sinner. Prima della finale di ieri non perdeva da uno dei primi 10 dalla semifinale di Wimbledon.
Nel mezzo ha battuto 3 volte Medvedev, Rublev, Alcaraz, Djokovic, Tsitsipas. Ha conquistato una solidità mentale impressionante e la capacità rara di rialzarsi quando sembra sdraiato (chissà cosa sarebbe successo se non avesse sbagliato una risposta di dritto elementare e un paio di schiaffi al volo, nel secondo set), doti che in uno sport che gira in trenta secondi come il tennis sono ossigeno puro. Se penso al giocatore di un anno esatto fa, un’evoluzione rapidissima e incredibile. Fisica, mentale, tecnica. Ora ha più tennis, più soluzione, più solidità. E grandi margini per migliorare, servizio in testa.

Vi siete stracciati le vesti per l’arrivo di un fenomeno come Alcaraz.
Siate onesti, di fenomeni ne è nato uno anche dalle nostre parti.
Dategli il tempo che gli serve. Questa fine è solo un inizio.