Qualche giorno fa ho scoperto di essere uno che non fa un cazzo. Inutile scandalizzarsi per il francesismo, trovo molto più volgare che ci sia una parte della politica che continua a insultare i cittadini. La convinzione, dietro lo sproloquio – elevarlo a turpiloquio mi sembra eccessivo – è che fra le categorie che vengono apostrofate non si nasconda neppure un proprio elettore. L’onorevole (…) Stracquadanio è il campione del mondo di queste uscite, roba che in un Paese prossimo alla normalità basterebbero per radiarti dalla scena politica.
“Perché su Internet non vinciamo”, si chiede l’arguto parlamentare. E di colpo trova la risposta. “Scusate, ragazzi, hanno un esercito che alle due del pomeriggio va a casa e non fa un cazzo?” con una chiosa finale. “Hai voglia il casino che monto in piedi se sto tutto il giorno davanti alla tastiera.” Poi, forse per autodenunciarsi, spiega che ha “il vizio di pensare che una tesi la devo asseverare con dei fatti”. Qui il video completo.
Chi sta sul web, dunque non fa un cazzo, vota a sinistra ed è un dipendente pubblico. Possedendo due delle caratteristiche di cui sopra e anche una partita IVA, mi sono sentito chiamato in causa. La genialata dell’uomo che assevera, segue quella sul terremoto dell’Aquila, che avrebbe certificato la morte civile della città (video), un memorabile show ad Annozero e alcune perle qua e là, fra cui un’intervista a Lucia Annunziata in cui confonde Marat con Murat e spiega o assevera che la sinistra è in un gorgo goebbelsiano, anzi che la sinistra savianista è di orientamento culturale nazista. Non contento e forse invidioso dello show del suo collega di partito Brunetta, stamattina dibatte con pacatezza con Mario Adinolfi, su RaiUno. L’argomento politico con cui tenta di asseverare la sua tesi è di primo piano. Adinolfi è un pancione.
Tutto questo sarebbe comico se non fosse serio. Il primo segnale che qualcosa stava succedendo poteva essere colto nell’atteggiamento bislacco che una certa politica tiene nei confronti di Maurizio Crozza. Fare polemica con un comico, che fa il suo mestiere prendendoti in giro, è un esempio lampante di distacco dal mondo e ottusità, oltre che di mancanza di autoironia, che per altro è possibile sostituire abbozzando. O, meglio ancora, stando al gioco, alla Bersani.
Quello che sembra impossibile da capire, per gli Stracquadanio, i Brunetta, perfino per il battutista Berlusconi, che in consiglio dei ministri mette Crozza fra le cause della sconfitta elettorale, è che si possa disinnescare la facilità con cui viene stuprata la logica, con semplicità. Ridendo. E così, dopo le accuse della Moratti a Pisapia e prendendo come esempio Chuck Norris, nascono i Pisapia facts. O i fotomontaggi con cui si prende in giro SilvioB per la sconfitta ai referendum. Se Mastella se ne esce dicendo che si sarebbe suicidato in caso di vittoria di De Magistris, poi qualcuno lo sfotte per la (inevitabile) promessa mancata. Gli esempi sarebbero molti e hanno spesso a che fare con un’altra realtà che – come dimostra la dichiarazione di Stracquadanio – non si riesce a comprendere.
Internet.
La campagna elettorale dei referendum, per esempio, ha dimostrato che è possibile ricominciare a fare politica alla vecchia, andando a prendere elettore per elettore. Il tam tam sui social network, in mail, sui blog, non è altro che il sistema con cui si è sempre cercato di parlare all’elettorato, il metodo del vecchio PCI poi mollato dalla sinistra e clonato dalla Lega e, con molte varianti, dal M5S. Per molto tempo si è pensato che per fare una campagna elettorale la strada più convincente fosse rimbambire il pubblico trasformandolo in telespettatore da talk show, in consumatore. E che si potesse vincere solo spendendo milioni di euro come brustulli.
Non era vero. Bastava accorgersene o provarci.
Forse, anche grazie a questo ritorno al passato tecnologico, ci siamo accorti che siamo ancora capaci di ridere.
