DSC_0047Qualche tempo fa un signore delle nostre parti disse che i tedeschi non avevano fatto i conti con la loro storia. Si sa, al bar, fra uno spritz e un caffè si sparano cazzate a raglio, non so in Germania, ma di certo in Italia.
Così, quel signore non deve aver mai messo piede a Berlino. Almeno al di fuori di uno stadio da calcio.
A pochi metri dall’albergo, dopo aver rinunciato a vedere una mostra ormai chiusa, inciampo in una delle mete che mi ero prefisso.
Topographie des terrors è una via di mezzo fra un centro di documentazione e una mostra vera e propria.
Da fuori è un parallelepipedo grigio e acciaio appoggiato su una piccola collina e costeggiato da 200m del fu muro di Berlino.
Particolare non trascurabile l’edificio nasce – visto che i simboli significano qualcosa – sul terreno su cui, un tempo, sorgeva la sede della Gestapo.
Nelle sale all’interno una serie di pannelli minimal, enormi spazi bianchi e vetrate accompagnano lungo la storia del terrore, la nascita del nazionalsocialismo, la presa del potere, la repressione, l’isolamento e poi lo sterminio del diverso, ebrei, rom, sinti, omosessuali, malati di mente, handicappati. Ci cono documenti dell’epoca, giornali, documenti di viaggio dei treni, fotografie, spazio per tutti i Paesi occupati dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.
Ci sono turisti e tedeschi, giovani e adulti e vecchi e volti attenti e sgomenti.
C’è soprattutto un enorme silenzio che avvolge il volume in cui ti trovi. Un silenzio che non si può rompere in cui sei costretto a muoverti in punta di piedi, quasi per occupare il più piccolo spazio nel mondo.
Fuori, sulle fondamenta delle vecchie prigioni dell’edificio, corre un’altra mostra, questa volta a cielo aperto.
Lungo il lato più lungo del perimetro e con il muro un paio di metri più in alto, ripercorri metro dopo metro la storia di Varsavia, prima e durante e dopo l’occupazione nazista.
La vita di una città calpestata, distrutta e rasa al suolo, quasi che non dovesse esisterne nemmeno la traccia futura.
La comunità ebraica scomparsa, quasi dissolta fra le fosse comuni e il fumo dei campi di sterminio.
Il destino di un Paese diviso sulla carta da Hitler e Stalin, schiacciato e spezzato e che alla fine riesce a rialzarsi, come per ricomporre un filo che il passato si ostinava a negare.
Prima di uscire, nel buio di una sala, la ricostruzione filmata di un volo su Varsavia distrutta.
Non c’è rimasto nulla da cui ripartire.
Solo il desiderio di non arrendersi.