A volte i viaggi servono anche a riflettere un po’.
La coda per l’imbarco di ryanair ti concilia con le filosofie orientali. O, in alternativa, con l’uso accurato e lento di una lama da cucina. Qualcuno di quelli che ci capiscono potrebbe scrivere un libro sull’evoluzione della coda nella società occidentale.
Per quanto mi riguarda, dopo essermi salvato da trent’anni di galera per omicidio, segnalo:
l’uomo che fa la coda da seduto, il più possibile vicino al gate e che si alza, sorridendo o indifferente, solo al momento opportuno, come se la bolgia famelica che lo circonda fosse capitata lì per caso
il signore con i capelli bianchi che, dalla metà della fila, raggiunge per primo la scaletta dell’aereo
l’uomo d’affari che, con il cellulare d’ordinanza all’orecchio, attacca la coda di lato e la infiltra meglio di un agente del SISDE.
Dopo esperienze del genere, non ti sorprendi a scoprire che nemmeno un governo tecnico riesce a sconfiggere taxisti e farmacisti o a far pagare l’ICI alla chiesa (e se non ce la fa Monti, possiamo rinunciare).
Non ti sorprendi neppure quando scopri che in 100 giorni di tecnici il costo dei voli di stato è calato del 92% e le spese di 42 milioni (42 milioni in 100 giorni. Ma per cosa spendevano quelli prima?).
E non ti lascia a bocca aperta neppure Marchionne, che nel nuovo look da homeless spiega che gli stabilimenti italiani sopravviveranno solo se sapranno esportare negli USA.
Pensaci tu, Sergio.
In quegli stabilimenti si fanno le tue meravigliose auto.
Se sei così bravo, vendile agli americani.
PS.
Quando ryanair aveva buttato lì la proposta di farci viaggiare in piedi non scherzava. Dopo due voli con loro in venti ore ne sono certo.