«Volevi sapere della mia guerra» le dice. «La mia è una guerra senza cannoni e carri armati, la guerra di un uomo sconosciuto, un uomo senza identità, con molti nomi e molte lingue, che ha conosciuto un esercito per i pochi anni necessari a farmi diventare quello che sono.»
«E cosa sei?»
Alberto esita un istante.
«Ascoltavo una canzone da ragazzo, una canzone molto più vecchia di me. La canto ancora, le rare volte in cui mi capita di cantare. “C’è stato un tempo in cui per un attimo ho pensato che avrei perso la testa.”»