Quando comincio un romanzo di Marías, ogni volta è la stessa cosa.
La tentazione, è di lasciarlo lì dopo tre righe o tre pagine. Mi sembra di essere precipitato in un posto in cui tutti parlano una lingua che so di conoscere, ma di cui fatico a cogliere il significato.
Con “Domani nella battaglia pensa a me” ho rinunciato quattro volte. Poi, al momento giusto, l’ho letto in quattro giorni.
Ora, con il primo romanzo de “Il tuo volto domani” è accaduto di nuovo.
Le prime cinquanta pagine più faticose della mia vita. Poi, di colpo, le parole hanno ritrovato il loro posto. Quello che sembrava difficile è diventato immediato.
E la voce di chi scrive ha cominciato ad arrivare dritta, senza intoppi, senza bisogno di tornare indietro all’inizio di un periodo o di un paragrafo.
Così, da “quanto è difficile” sono passato a “quanto scrive bene”.
La magia è tornata.
E leggere un romanzo così è davvero una goduria.