Ci sono alcuni motivi per cui voterò no e nessuno ha a che fare con l’intoccabilità della Costituzione, che prevede al suo interno la possibilità di cambiarla.
Premetto che ho diversi dubbi sull’opportunità di votare in questo contesto sanitario, che non credo che il referendum influisca sul governo – su cui incideranno molto di più le elezioni regionali, in particolare la Toscana e la Puglia – e provo a spiegare i motivi del mio voto.
Il taglio non cambia di una virgola l’efficienza di un sistema che andrebbe riformato, a partire da una seria norme sulla decadenza dal seggio di chi non si presenta in aula e che si potrebbero fare, per esempio, agendo sui regolamenti parlamentari
È un taglio di rappresentanza.
Ci sono territori, come quello in cui vivo, che hanno già diversi problemi a eleggere un parlamentare che lo rappresenti. Così sarà di fatto impossibile.
È un taglio lineare, buono solo a dire che sono calati i numeri. Non migliorerà la classe dirigente e non lo farà per tre motivi. Il primo è che i partiti hanno smesso di selezionarla, il secondo – parente del primo – è che quasi sempre votiamo la popolarità o la clientela e non la competenza. Il terzo è che da quando è sparito il mattarellum i partiti privilegiano la fedeltà non il pensiero. Un Razzi, per intenderci, verrà sempre eletto.
Chi vi dice che questa riforma spazza via i parlamentari fannulloni, vi mente.
Chi vi dice che caleranno i costi ha ragione, ma dimentica di dire che se si volevano far calare i costi di una cifra così irrisoria rispetto al bilancio dello Stato, si poteva – e giustamente – agire sui privilegi a favore degli eletti, in larga parte davvero anacronistici, folli e esagerati e, probabilmente, anche sui costi dei servizi a disposizione di Camera e Senato.
È un taglio alla cieca. I parlamentari si tagliano in concomitanza con un cambio di legge elettorale, non a capocchia, prima di capire cosa si vorrà fare dei collegi e a cosa serviranno. È come vestirsi prima di fare la doccia. E sentire che a valle di questa riforma arriverà un proporzionale con sbarramento al 3% (perché più alto non se lo può permettere nessuno), in pratica una versione nuova della legge della Prima Repubblica, non mi tranquillizza. Ah, chi vi racconta che ci saranno le preferenze, svia il discorso dal vero motivo per cui si fa un proporzionale: garantire che chi perde avrà un posto di governo, nessuno nel contesto attuale raggiungerà mai il 51%.
Vogliamo riformare il sistema? Partiamo da una legge sui partiti e da una legge sulle lobby, che ci sono e vanno messe alla luce del sole e regolamentate.
Aggiungiamo una legge elettorale maggioritaria a doppio turno di collegio e decidiamo che la legge elettorale è una legge costituzionale, così evitiamo che ogni maggioranza si tagli su misura la sua legge elettorale per vincere o perdere meglio.