Non c’è niente di meglio di una bella finanziaria per risollevarti l’umore.
Ascolti le conferenze stampa, studi le tabelle, leggi i giornali e trovi tutto il divertimento che un ferragosto torrido era già pronto a toglierti.
Trovi, per esempio, l’intervista a Repubblica del ministro Prestigiacomo.
La titolare dell’ambiente è parecchio incazzata per l’articolo della manovra che taglia la tracciabilità sui rifiuti. Dice che trova un po’ un controsenso che chi predica legalità e rigore abolisca una norma che rompeva parecchio le scatole alle mafie. La ministra, che è siciliana, sembra scarsa di memoria. Se ne avesse e il bisogno di vacanze non l’avesse obnubilata, forse non cadrebbe dalle nuvole. Basterebbe ricordarsi dei consigli dei ministri in cui si è deciso di salvare il comune di Fondi e quello del ministro Romano, contro il parere ufficiale del ministro dell’Interno. Oppure dare un’occhiata ai compagni di banco nel consiglio dei ministri stesso, per scoprire Saverio Romano e chiedersi, trasecolando, se chi predica legalità e rigore può fare ministro uno accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Se proprio le servisse un brivido finale potrebbe riguardarsi i verbali di aula sul caso Cosentino e scoprire – mirabile dictu – che proprio chi dovrebbe predicare legalità e rigore lo aveva nominato vice di Tremonti e coordinatore del partito (il suo, ministro! Il suo!) per la Campania.
Per tacere di Dell’Utri. Dice il ministro che la tracciabilità era stata concordata con il presidente del consiglio e che ne parlerà con lui.
Sicuri che sia la persona giusta?
A fianco del ministro, l’onorevole Stracquadanio esprime tutta la sua perplessità sul contributo per i redditi oltre i 90mila euro, spiegando che non si colpiscono i ricchi, ma i benestanti e che, di conseguenza, la tassazione va abolita.
Se la sganasciata non è sufficiente, sempre Repubblica offre una nuova occasione di divertimento. Il pezzo di Maurizio Ricci sui guadagni dei professionisti. Qui, davvero, bisogna ancorarsi alla sedia. Si scopre, per esempio, che un concessionario di auto dichiara in media 18mila euro lordi, circa la stessa cifra di un maestro elementare. Che un barbiere se la cava con qualcosa in più di 11mila e un dentista arriva a 46mila lordi, con un netto stimato in poco più della metà. Anche la banca d’Italia non se la beve fino in fondo. Secondo i suoi conti un quarto dei lavoratori autonomi guadagna oltre 60mila euro all’anno. E la cosa davvero divertente è che la fonte da cui proviene il dato sono le interviste che la stessa banca d’Italia ha fatto ai professionisti.
Un caso evidente di persone in disaccordo con la propria opinione se si pensa che quando le stesse domande le fa l’agenzia delle entrate, quel 25% diventa il 10%. La chiusa meravigliosa del pezzo, che merita la lettura, è che le famiglie italiane rappresentano poco meno del 3% del PIL del mondo, circa l’1% della popolazione, ma quasi il 6% della ricchezza.
E che di quella ricchezza, circa 150miliardi se ne sta tranquilla all’estero. Non per niente il TG de La7 di qualche giorno fa raccontava del boom di richieste di cassette di sicurezza nella banche svizzere.
Il mestiere più richiesto del momento, a quanto pare, è lo spallone.
Evadete e moltiplicatevi.