Tagliano i costi della politica. O quasi. Vamolà. Alzi la mano chi non è contento.
Come sempre accade, però, il diavolo si nasconde nei dettagli.
Dice la manovra che vanno a ramengo le province sotto i 300mila abitanti e con un territorio minore di 3mila chilometri quadrati. La caratteristica dimensionale, di cui non c’era traccia in conferenza stampa, sembra inserita all’ultimo per salvare Sondrio, provincia natale del ministro Tremonti, che Wikipedia stima a 3.211 chilometri quadrati.
Anche non volendo pensare male, c’è un dettaglio da tenere in considerazione. I dati relativi alla popolazione verranno recuperati dal censimento, in programma alla fine di quest’anno e il taglio andrà in vigore al termine del mandato amministrativo in corso.
Le province tagliate, in soldoni, non andranno più a nuove elezioni.
Sfogliando il sito del ministero dell’Interno e confrontando i dati delle elezioni con le province che dovrebbero decadere, si scopre che la maggioranza chiude il proprio mandato dal 2014 in poi. Se va bene, quindi, il taglio vero parte fra tre anni.
Qualcuno, però, potrebbe salvarsi. Se il censimento di autunno non comunicherà i dati ufficiali entro la metà del prossimo anno, le amministrazioni elette nel 2007 verranno regolarmente rielette. E per vederle sparire bisognerà aspettare il 2017.
Un dettaglio ancora. Il governo non sembra avere nessuna voglia di tagliare il numero dei parlamentari. Se nessuna legge verrà approvata entro la fine della legislatura – diciotto mesi a essere ottimisti – il primo parlamento con i tagli potrebbe insediarsi fra due legislature.
Data approssimativa 2019.
Com’è che diceva Ricucci?