Immagina una donna rinchiusa in una cella.
Quella donna è giovane, ha il cranio rasato, le hanno tagliato i capelli. E la cella è buia, angusta, sporca per quanto possa esserlo un luogo in cui gli esseri umani sono tenuti come bestie. Immagina la tuta che indossa, l’uniforme del carcere e poi immagina che in quel carcere lei non ci sia finita per un motivo, ma per una lotta, un’ideale, un’opinione, in fondo.
E immagina che nella cella a fianco ci sia un’altra donna come lei, nella sua stessa condizione o in condizioni peggiori, perché è lì da più tempo. E che quella donna decida che la sua storia – una storia semplice, comune e proprio per questo esemplare – vada raccontata e raccontata a un’estranea, quella della cella a fianco, che sia una donna o un uomo. Immagina che quella storia non arrivi alla donna giovane che vediamo direttamente da chi l’ha scritta, ma da un’altra mano che l’ha letta e magari l’ha ricevuta da un’altra mano che l’ha letta e via così, indietro, fino al primo atto, l’inizio del domino.
Racconta, dice quel foglio.
Lo dice a chiunque lo legga, a chiunque lo ascolti e non importa più se è vero o no quello che scrive, importa che è scritto e cosa significa.
Non importa se Valerie, questo è il nome di chi scrive, esiste o no. Importa che una Valerie avrebbe potuto vivere una vita come quella.
Ricordo come cominciò a cambiare il significato delle parole dice e in fondo pare una cosa piccola, un significato che si sposta di pochi centimetri, appena al di là del bordo del suo uso corretto, non sembra pericoloso. E una parola, una sola, un frammento di discorso, cosa potrebbe mai fare? Parole come fiancheggiatore, dice Valerie. Diverso diventò pericoloso continua.
Valerie è il personaggio di un romanzo e del film che ne hanno tratto. E’ nel film, quella frase – Ricordo come cominciò a cambiare il significato delle parole – e non c’è nel romanzo, ma avrebbe potuto, fa parte di quella libertà che consente a una parola scritta e a un disegno di diventare immagine in movimento.
Ho scelto V per Vendetta perché è il paradigma perfetto di quello che sta accadendo. L’ho scelto perché altri lo hanno scelto come simbolo, prima di me, facendolo diventare qualcosa che non è mai stato, incapaci di leggere, di capire o anche troppo capaci di leggere e di capire.
Talmente capaci da cambiare il significato delle cose, non solo della parole e da riuscire a deviare il corso del ragionamento, piegandolo alla necessità, in barba a etica, morale, razionalità, politica, tutte cose che se dividi il mondo in Bene e Male dovresti aver ben presente.
Chi inneggia a Guy Fawkes e usa la V di Alan Moore dentro al proprio simbolo politico, non può permettere che accada a Maria Novella Oppo quello che le sta accadendo e che l’immagine qui a fianco mostra in una minima parte (clicca sull’immagine per ingrandire). E non perché gli articoli di un giornalista non si possano criticare (qui quelli della Oppo), non possano essere pessimi o non possano fare schifo, addirittura, ma perché se sei quello di V, allora sei quello di Valerie, sei quello che conosce la sua storia e dovresti capire il valore delle parole, il valore della libertà delle parole e dovresti capire cosa accade quando le parole non le puoi più usare, perché qualcuno ha deciso, sua sponte, la divisione fra buoni e cattivi.
Se sei quello di V dovresti conoscere il potere della persuasione, non del gregge e avere abbastanza abilità da saper spostare il pensiero degli altri usando il tuo, la tua convinzione, non semplicemente impedendogli di esprimerlo.
Se sei quello di V, alzati in piedi e confuta le parole, deridile, ignorale, ma non offenderle. E deridi, confuta, ignora, tutti quelli che, accanto a te, usano le stesse tecniche che deridi, ignori o confuti per portare avanti le tue idee.
Se sei quello di V, dovresti alzare la voce e ribellarti a chiunque le impedisca di dire che stai sbagliando, anche se pensi che non sia vero, anche se credi che la tua strada sia giusta. Se sei quello di V e la tua è la ribellione a qualcuno che ti impedisce di essere libero, come puoi non rispettare alla morte la libertà degli altri? Come fai a non difendere Francesco Merlo e non per quello che dice, ma per quello che non gli si vuol far dire?
Se sei quello di V ogni restrizione alla libertà personale ti fa orrore, non ti appartiene.
Se sei quello di V ribellati a chi ti dice cosa pensare, ribellati a chi ti impone cosa ascoltare, ribellati a chi ha deciso quale sia il ritmo del tuo passo dell’oca e imponi quello in cui credi con la forza di ciò che rappresenta, perché è così forte che non ha bisogno di zittire nessuno.
Se sei quello di V, difendi Valerie, per qualsiasi motivo sia diversa. Anche se la diversità riguarda il fatto che non la pensa come te.
Altrimenti non sei quello di V, ma solo un consumatore e hai scelto un marchio, un prodotto, non un’idea.
O, ancora peggio, non sai leggere, non sai capire, non sai neppure di cosa parli.
 
Qui la lettera che Roberto Giachetti, uno degli schedati da Grillo, scrive al capo del M5S.
Qui sotto il video di Valerie, da V per Vendetta, di James McTeigue.
E il video in cui alcuni giornalisti di Modena mettono in fila tutti i commenti al post originale di Grillo.