Imu-Bankitalia: bagarre in Aula CameraCi torno sopra, all’uso delle parole. Mi è capitato spesso, da qualche anno a questa parte e ancora più di frequente da quando è uscito il romanzo.
Sabato mattina, in una scuola media, cercavo di spiegare come tutto il meccanismo che porta allo sterminio, abbia la radice dallo stravolgimento dell’uso di una parola.
Ebreo.
Ne avevo già scritto qualche settimana fa, a proposito del motivo per cui si scrive di Shoah oggi, nel 2014 eppure credo che valga la pena riprenderlo, visto quello che accade in questi giorni.
Barbara Spinelli, su La Stampa, dice una cosa che mi pare la pietra angolare del ragionamento. Mi arrogo il diritto di dire che il M5S di questi giorni è inguardabile e, allo stesso tempo, di criticare Boldrini e/o Napolitano.
La frase, in sè, sarebbe degna di una catalanata (i più vecchi ricorderanno Quelli della notte), si tratta di buon senso comune, eppure va riportata, sottolineata, ripetuta allo sfinimento, in un’epoca in cui il ragionamento è ridotto al tempo che serve per mescolare un caffè.
Qualche anno fa mi ritrovai addosso un’accusa stupida di antisemitismo per aver criticato il governo Netanyahu.
Risposi spiegando al mio interlocutore che se ero antisemita per quel motivo, allora lo era anche la metà degli israeliani, visto che Bibi aveva una maggioranza risicatissima alla Knesset.
Non mi rispose.
Se critico l’Italicum, la risposta più frequente è che almeno questa è una legge elettorale nuova e che chi c’era prima per vent’anni non ha fatto niente.
Bene. A parte che il Porcellum è del 2006 e vent’anni fa si votava con il Mattarellum, che cosa c’entra?
Può essere pessima una cosa nuova o odora di violetta solo per il fatto di essere appena nata?
Nuovo, in sé, non significa nulla. E’ solo un’indicazione cronologica.
In questi giorni mi è capitato di ottenere un trattamento simile parlando dei commenti rivolti a Laura Boldrini, a Corrado Augias, a Daria Bignardi, dai seguaci (non mi viene altro termine) di Grillo.
Qualcuno ha cercato di spiegarmi che tutto quanto veniva dal decreto Imu-Bankitalia e dalla successiva ghigliottina applicata dal presidente dalla Camera e quando ribattevo che il decreto era pieno di difetti e che al posto della Boldrini non avrei applicato la ghigliottina, dall’altra parte trovavo lo sgomento di chi parla con qualcuno che non si rende conto di una banale conseguenza causa-effetto.
Il nesso era facile: se ti fa schifo il decreto, allora non puoi criticare tutto quello che è venuto dopo, perché è una conseguenza.
Non solo, ma devi per forza assecondare il turpiloquio, l’offesa, la vergognosa violenza sessista o la caccia che ne è scaturita.
In alternativa, chi arriva a criticare i commenti, aggiunge subito che sono poca cosa di fronte a quello che è accaduto prima, dal decreto a ritroso, fino a una classe politica che per vent’anni eccetera eccetera.
Oggi, per l’ennesima volta, Grillo parla di colpo di Stato e fine delle democrazia.
Yeah. Colpo di Stato è Pinochet o Videla, gente che aveva modi molto spicci e che, per altro, era in minoranza.
In Cile, ad esempio, al governo c’era Allende.
Che c’entra con il significato delle parole? C’entra.
Se la politica è (anche) comunicazione, allora servirebbe pochissimo per frenare il trivio in cui siamo immersi.
Sarebbe sufficiente che sulle bacheche o nei blog si cancellassero SEMPRE tutti i commenti che inneggiano, per esempio, alla sodomizzazione forzata del presidente della Camera, all’uso del lanciafiamme contro i politici, all’omicidio metaforico più o meno rituale, all’insulto fascista con annessa spiegazione etimologica, alla denigrazione fisica dell’avversario politico. Basterebbe cancellarli uno alla volta, tutti i giorni, tutte le notti. Basterebbe far capire chiaramente che non si accetterà una discussione basata su quel tipo di presupposto.
Basterebbe non istigarli con domande idiote, utili solo a rendere manifesta la spregiudicatezza di chi li fa.
Basterebbe bannare per sempre chi, nonostante tutto, continua a provarci.
Si può fare? Sì. Faticoso? Molto. Esiste un’alternativa? Arrendersi al Far West.
Capisco che dal punto di vista della comunicazione politica la divisione manichea funzioni alla perfezione, parlare all’intestino (nemmeno alla pancia) della gente è facile, niente è meglio di un nemico per compattare il proprio elettorato e non esiste un nemico più facile, per il popolo del bar e del trivio, della classe politica di questi ultimi anni, per altro eletta dal popolo del trivio e non conseguenza di quel colpo di Stato di cui si blatera.
Eppure non c’è strada. Altrimenti, non ci può indignare quando qualcuno ti dà del fascista.
Molti anni fa la politica italiana si fondava su una locuzione latina, conventio ad excludendum.
Significa che le ali estreme (PCI e MSI, nel caso) erano tagliate fuori dal governo del Paese.
In Francia un’operazione simile continua a esserci contro il Fronte Nazionale della famiglia Le Pen.
Noi, avremmo bisogno di una cosa simile.
E non riguarda i grillini, il M5S è solo la frangia più rumorosa, più estrema, più recente.
Riguarda un modo di intendere la politica e, prima ancora, il ragionamento, la discussione, il rapporto fra le persone e fra le persone e la verità.
Se a alcuno non piace un mio libro o quello che scrivo o che dico, non inneggia al mio stupro, non mi dice che sono brutto e non scopabile (anche se un critico lo ha fatto, una volta), non invita a bruciare il mio libro, non mi insulta fino allo sfinimento. Argomenta. Posso essere d’accordo o no, ma non c’è altra strada.
Conventio ad excludendum, chi non accetta le regole del gioco è fuori dal gioco.
Se accadesse, sarebbe molto più complesso nascondere porcherie dentro un decreto, montare carrozzoni omnibus che contengono di tutto, forzare le regole democratiche.
Sarebe invece molto più facile far valere le proprie idee, farle conoscere, perfino farle diventare maggioranza.
Ammesso che sia quello lo scopo del gioco.
Si tratta di un’altra parola a cui abbiamo cambiato significato, snaturandolo in una connotazione fastidiosa, antica.
Educazione.
In caso contrario, smettiamola di arrabbiarci, smettiamola di spostare il bersaglio e il confine e diciamo le cose come sono.
Un rutto è un rutto, una scoreggia una scoreggia.
Un insulto a una donna solo la manifestazione indubitabile di un essere umano a cui difetta il lato evolutivo.