Confesso di essere un lettore annoiato e noioso.
E non nel senso che mi annoio a leggere e nemmeno perché voglio ricadere nello stereotipo che fa tanto figo stupido dello scrittore che non legge nessuno e odia gli altri. “Non puoi scrivere se non leggi” e “I personaggi li scrivi tu, non si scrivono da soli” sono le mie personali tavole della legge.
Però, appunto, sono un lettore annoiato e con poco tempo libero.
Lo dico perché la signora da cui il titolo del post, Jennifer Egan, è una dei pochissimi autori che riesce a non annoiarmi mai.
Folgorato da Il tempo è un bastardo, ho comprato Guardami e non solo per quale motivo ho aspettato così tanto per leggerlo.
Quello che so è che lei, Jennifer Egan, diventa di colpo uno di quegli scrittori di cui comprerò qualsiasi cosa esca, chissenefrega di cosa parla, solo la goduria di leggerla basta e avanza.
Sì, lo so, sono due romanzi complicati. Guardami, ancora più dell’altro.
Sì, lo so, serve attenzione mentre si legge, devi spegnere la televisione, ignorare il telefonino, rimandare a dopo tutto il superfluo.
Sì, lo so, vanno letti con continuità, se ricominci dopo una settimana non sai più dov’eri rimasto.
Sì, lo so, se fossero un film andrebbero proiettati senza pubblicità, in sala e non in DVD, senza vicini di posto rompicoglioni che meriterebbero una spruzzata di napalm.
Sì, lo so, sono diversi dalle cose che si leggono di solito, dai romanzi usa e getta con titoli clonati e senza scrittura.
E sì, lo so, non hanno un’etichetta pronta, un genere, un predecessore, qualcosa che (parola che odio) orienti il lettore.
Ma non è questo che dovrebbe essere un romanzo? Non è così che si dovrebbe leggere? Non sono queste le storie che ti fanno stare attaccato alla pagina e continuare o aver voglia di continuare?
Forse capita ai lettori annoiati e noiosi, quelli come me.
O forse capita a tutti. Però leggetela.
Questa è una scrittrice, altro che.
Dopo otto anni nello stesso bilocale, all’improvviso lo trovavo intollerabilmente affollato. C’ero io. C’era la mia faccia irriconoscibile. E c’era qualcun altro. Non era né un bambino né un animale. Era la Disperazione.