C’era una volta il Passaggio a Nord Ovest
Lo hanno cercato per secoli. Da De Ulloa, incaricato da Cortés a metà del 1500, fino ad Amudsen che lo percorre davvero nel 1906 e poi a Rasmussen che lo supera in slitta nel 1924 e infine a Larsen nel 1940, quasi quattrocento anni dopo la prima esplorazione.
Il collegamento fra Atlantico e Pacifico, il mar glaciale artico.
La Erebus e la Terror salpano nel 1845 al comando di Sir John Franklin. L’idea è di forzare il passaggio attraverso i ghiacci artici.
Sono navi esperte del mare e del mare che vanno ad affrontare. Hanno fatto la loro parte nella guerra contro gli Stati Uniti, hanno già percorso rotte polari.
Partono in centoventinove, non sopravvive nessuno.
Il relitto della Erebus viene ritrovato centosessantanove anni dopo, a dodici metri di profondità. Ancora due anni e nel 2016, a cinquanta chilometri di distanza, rispunta la Terror. Tutto quello che si sa, è una ricostruzione parziale, postuma, messa insieme dalle spedizioni che andarono alla ricerca delle due navi.
Probabilmente muoiono di avvelenamento da piombo. Le scatolette di cibo che avevano portato con sé erano saldate male e, pare, anche il meccanismo di desalinizzazione dell’acqua non era dei migliori.
Probabilmente. Pare.
Nelle pieghe delle possibilità e nei misteri mai risolti, nascono le storie destinate a durare.
The Terror (AMC, disponibile su Amazon Prime Video) e prima di lei il romanzo di Dan Simmons da cui è tratta, racconta quello che potrebbe essere accaduto alla Erebus, alla Terror, agli uomini dell’equipaggio, nella loro esplorazione fatale fra i ghiacci.
C’era una volta un uomo solo.
Solo come si può essere soli in mare, sul ponte di comando di una missione affascinante e disperata. Soli come si può essere soli in mezzo al ghiaccio, in un territorio ostile e inesplorato, dove la vita umana non è quasi contemplata e ogni demone – anche quelli che ci creiamo da soli – è in agguato per sfamarsi della nostra paura. Soli come ci si può sentire quando si diventa capitani per caso, contro voglia, per necessità o sopravvivenza, dopo aver visto sconfitte le proprie idee, i sogni, le ambizioni, i desideri, gli amori. Dopo essersi arresi alla prepotenza di chi, convinto di aver sempre ragione, è ovviamente destinato alla disgrazia.
Francis Crozier (Jared Harris, figlio di Richard Harris, il mefistofelico e straordinario David Foster Jones di Fringe) è un uomo che non ha più nulla, tranne se stesso, la visione aperta del mondo che lo circonda, la curiosità di chi ha viaggiato e la malinconia per una vita quasi dispersa, che annega in troppi bicchieri di scotch.
È lui, il Charles Marlow di questo Cuore di Tenebra, è con lui che facciamo il viaggio, che ci perdiamo. È con lui che assistiamo all’orrore, bianco, eterno, immobile, silenzioso, assoluto. E poi alla follia che si nasconde dietro la sopravvivenza, alla fame e alla sete. Agli occhi gelidi e al sorriso accennato di un uomo.
L’inverno non solo è arrivato, ma si è preso tutto. Il luogo, la mente e il cuore.
Pensate a un luogo di cui non ci si può credere padroni, a una natura che ti considera intruso, alla supponenza di chi si ostina a volerla domare o ricondurre a raziocinio.
Pensate a un piano leggermente inclinato su cui tentate di restare fermi e invece scivolate inesorabilmente, con lentezza, verso il baratro.
Pensate che la vostra esistenza se ne vada alla deriva, come l’ago di una bussola impazzita.
E, alla fine, pensate che per ognuno di noi c’è un luogo ideale.
Il tuo posto nel mondo può essere dove nessuna delle persone che hai incontrato finora potrebbe sopravvivere.
Potrebbe essere all’uscita da un incubo.
Potrebbe essere una landa ghiacciata, desolata, silenziosa, un luogo in cui aspettare, una fiocina rudimentale in mano, il sole basso alle spalle, il respiro di un altro essere umano e il vento come unico rumore.
The Terror (2018)
di David Kajganich
con Jared Harris, Tobias Menzies, Ciarán Hinds, Adam Nagaitis
AMC / Amazon Prime Video
